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![]() arcy Utente registrato 13/09/2014 10:46:48 |
![]() purtroppo sono alle prese con la via crucis dello sfratto per morosità per un locale commerciale. Dopo la convalida e sentenza di sfratto per morosità il mio conduttore continua a opporre resistenza e non osservare la data di rilascio fissata dal giudice tant'è che mi vedo costretto impugnare la sentenza e procedere con l'atto di precetto ed esecuzione forzata, la mia domanda è, poichè il tizio continua ad esercitare la sua attività commerciale con tutta serenità posso chiedere il pignoramento (decreto ingiuntivo già chiesto) dei materiali, arredi eccetera del negozio? Posso comunicare all'ADE che il contratto in essere è stato invalidato in ragione di una sentenza di sfratto e quindi credo che la sua attività non sia regolarmente giustificata...in previsione della prossima scadenza della tassa di registro. grazie per le risposte |
![]() claistron Staff 10227 interventi 15/09/2014 14:20:35 | ![]() Ogni altra forma di esecuzione: tentativo di pignoramento, richiesta di cessazione attività, ecc. presuppone un ricorso ad hoc, con i tempi biblici che già conosci e i continui esborsi finanziari. Sai bene che avrai diritto ad un canone maggiorato a partire dalla data di pronuncia di sfratto (si fa per dire). Se ti concedono il pignoramento dei beni presenti nel locale commerciale, sarebbe già un ottimo risultato. |
![]() arcy Utente avanzato 43 interventi 29/09/2014 15:26:25 | ![]() fortunatamente il conduttore è andato via con le sue gambe senza arrecarmi danni al locale. In questi giorni, sono in trattative per locare il mio locale commerciale a una costituente società SAS, e poichè molto timoroso, reduce della triste precedente esperienza , oggi sono riuscito a farmi consegnare una copia dell'atto di costituzione della Società Sas, a cui sarà intestato il nuovo contratto. Da una rapida lettura si evince che la società ha un capitale sociale di 6.000 euro ripartito tra accomandatario in misura del 61% e i tre soci accomandanti in misura del 13 %. Mi sorgono diversi dubbi, e quindi ho prontamente eseguito una visura all'agenzia del territorio sui soggetti, dalla quale è emerso che il patrimonio dell'accomandatario è nullo, e dei soci due su tre hanno un patrimonio personale di cui uno in particolare di una notevole consistenza. Mi chiedo, in caso di morosità, i soci in che misura contribuisco per sanare il debito? Mi posso avvalere del capitale sociale, qualora non ci siano altri creditori? I soci accomandanti ne rispondono limitatamente per la quota del 13%? Cioè , davanti a una morosità di 1000 euro contribuisce in misura del 13% ossia 130 euro? Naturalmente non attingendo dal suo patrimonio personale? Grazie per le risposte |